Leggere Sebald al tempo di internet

Com’è possibile che un autore come Sebald, così legato al Novecento e alle sue tragedie, così tradizionalista a livello personale (non possedeva né un fax né una segreteria telefonica, ed era l’unico membro della facoltà dell’Università dell’East Anglia a non avere un computer in ufficio), sia, più di ogni altro scrittore contemporaneo, l’autore da leggere per capire lo stato di confusione perenne in cui siamo immersi?

Su Esquire Italia c’è un pezzo (link nel primo commento) a cui tengo molto, non solo perché mi sono tanto divertito a scriverlo: leggere Sebald al tempo di internet. Parla del buon vecchio WGS per parlare di corsi preparo e to-do list, foto dei figli sui social e algoritmi, ma soprattutto parla della mia grande ossessione di non ricordare più nulla, mai nulla.

Giocare a Gta con Baudelaire

si parla di flânerie virtuali e di memoria mnestica segnata da un vecchio gioco per Amiga, di Baudelaire (volevo assolutamente citare il suo verso, uno dei a me più cari: «la forma di una città / cambia più veloce di un cuore») e riviste dedicate a una sola via, di Gta e Remoria di Valerio Mattioli (minimum fax), di quanto ci piace credere di fare della nostra vita un centro gentrificato, creativo, senza merda e povertà e bollette e debiti, instagrammabile post-industrial mentre siamo sempre più dentro una grande borgatosfera dell’anima e dei corpi.

The Game Unplugged

A maggio del 2019 è uscito The Game Unplugged (Einaudi), un volume in cui dodici “Cannibali digitali” raccontano cosa significa crescere e vivere, lavorare e desiderare, sognare e conoscere all’epoca di internet. Quello che ne viene fuori è un grosso “Voi siete qui” in quella mappa confusa che è il presente. Il mio racconto è un viaggio personale in questa nostra Età degli Archivi. Dentro ci sono Walter Benjamin e il C64, la nostalgia e il capitalismo delle piattaforme, Proust e, special guest, Alba Guglieri. Perché il presente è importante, ma quello che conta è il futuro.

Leggere e guardare le figure

Un mio viaggio da Warburg all’Intelligenza artificiale (in particolare quel sito pazzesco che crea dei volti di persone che non esistono), o viceversa, dalle IA a Mnemosyne, da Pinterest al Rituale del serpente. Su «IL» del «Sole 24 Ore».

Consumare la nostalgia

Qualsiasi lavoro facciate, la vostra vera occupazione aprincipale è questa: generare dati da cui produrre ricchezza (per altri). Nemmeno la nostalgia (o altre aree dello psichico) è esente da tutto ciò, anzi. Su «il Tascabile» racconto di un curioso incrocio di date e dati, tra Bandersnatch, l’episodio interattivo di Black Mirror, e un paio di altri testi della storia recente. E poi, forse soprattutto, mi piaceva l’idea di mettere insieme due monumenti del mio Novecento come la teoria letteraria e i giochi della Psygnosis. Il motto resta sempre lo stesso: STORICIZZARE SEMPRE!

Giocare con l’epica

«Ivanov si era formato come portiere nelle accademie sportive militari sovietiche. C’era praticamente cresciuto dopo che il padre, un ufficiale dall’Armata Rossa, era morto in Afghanistan. Scarso con i piedi, aveva però un senso della posizione straordinario: fu quell’istinto (forse trasmessogli dal genitore carrista) a farlo trovare pronto quel giorno e fargli bloccare la palla» […]

Perché gli anni Ottanta non smettono di passare

Perché siamo ossessionati dal passato recente. Un pezzo sulla retromania, su «Rivista Studio». Quattro ragazzini intorno a un tavolo giocano a Dungeons & Dragons. Si raccontano storie di mostri e, mentre lanciano dadi a venti facce e muovono cavalieri di plastica sulla mappa di un mondo fantastico, tentano di dare forma all’ignoto, alla tenebra che a […]