Perché gli anni Ottanta non smettono di passare

Perché gli anni Ottanta non smettono di passare

Perché siamo ossessionati dal passato recente. Un pezzo sulla retromania, su «Rivista Studio».

Quattro ragazzini intorno a un tavolo giocano a Dungeons & Dragons. Si raccontano storie di mostri e, mentre lanciano dadi a venti facce e muovono cavalieri di plastica sulla mappa di un mondo fantastico, tentano di dare forma all’ignoto, alla tenebra che a quell’età avvolge tutto ciò che rimane fuori dalla loro stanza: il mondo senza mappe abitato dai genitori, dai bulli a scuola, dalle ragazze, e quello ancora più grande e terribile che filtra in salotto attraverso la televisione. Stranger Things è tutto qui. La serie, scritta e diretta dai fratelli Matt e Ross Duffer, è stata messa online da Netflix il 15 luglio scorso. Una casualità non proprio felice, quella di esordire nella settimana più turbolenta e drammatica per la politica internazionale degli ultimi quindici anni. Ma forse non poteva capitare un momento migliore per soddisfare il diffuso desiderio di un un rifugio nel passato al limite dell’escapismo. Del resto, se c’è un sentimento condiviso oggi, mi sembra, è proprio quello di sentirsi senza mappe.

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