2016 bastardo

2016 bastardo

Caro 2016, cosa ti abbiamo fatto di male? Perché ti accanisci su di noi, perché non ci lasci in pace? Undici mesi fa il 2016 ha preso in ostaggio il mondo e ha iniziato a fare fuori le nostre celebrità una a una, giorno dopo giorno. Già a gennaio si è capito che tirava una brutta aria, e se eri anche solo mezzo famoso era meglio se iniziavi a guardarti le spalle. Da allora si sono succeduti video commoventi, struggenti playlist, estenuanti gallery, post celebrativi man mano aggiornati con i caduti del mese, in un’escalation che sembra non avere fine. Tutte le settimane i social network si riempiono di status in cui ognuno si affretta a partecipare al lutto collettivo: e se all’inizio sembrava una fatalità, all’ennesima morte “che ha commosso il web” subentra l’incredulità, il senso di ingiustizia cosmica che ti fa alzare il pugno al cielo e twittare: 2016: Worst. Year. Ever. Finché, qualche giorno fa, un utente di Twitter produce quella che sembra l’immagine definitiva di questo 2016 serial killer: la copertina di Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band con tutti i morti celebri dell’anno, da David Bowie a Kenny Baker, l’attore nano dentro R2-D2, il droide cilindrico di Star Wars; da Leonard Cohen alla democrazia americana.

Continua su «Rivista Studio».

Up Next:

Le sneakers di Roland Barthes

Le sneakers di Roland Barthes