La mia estate con Alexa

La mia estate con Alexa

Sul Figlio, l’inserto del «Foglio», c’è un mio racconto di paternità e capitalismo della sorveglianza (sic), di rigurgitini e algoritmi, di Alba e Alexa. Ma soprattutto è una storia sulla fine della malinconia. (E per avere un’illustrazione di Makkox personale).

La scusa è la solita: se una cosa vuoi criticarla, devi prima provarla. Certo, come no. Intanto però si apre una breccia e in un attimo le mura crollano: quante guerre sono state perse così? Di sicuro è stata persa la mia contro il “capitalismo della sorveglianza”: all’inizio dell’estate ho comprato Alexa, l’assistente personale di Amazon. Il giorno dopo l’ordine (sono anche abbonato a Prime: ormai s’è capito che genere di uomo sono) mi arriva a casa questo piccolo altoparlante che posso interrogare come una specie di oracolo domestico: Alexa, in che cinema danno gli Avengers? e lei mi trova la proiezione più vicina. Alexa, che tempo farà oggi? 

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