Sulla «Review»

«In quei momenti mi chiedo com’è possibile che dopo aver passato la totalità della vita adulta a erigere muri abbastanza spessi per tenere fuori il mondo, per non farmene contagiare, dopo aver messo in piedi raffinatissime e complesse strategie di controllo dell’ansia, di minimizzazione della paura, ed esserci riuscito, ecco, com’è possibile che proprio a […]

Una specie di spazio

Mega-ricchi in orbita, una galleria di 20 luglio nella Storia, una galleria di immagini e il loro potere, hauntology, Bezos e Ballard, Hannah Arendt e apocalisse, Perec e Flight Simulator: una mia “flânerderie” su Doppiozero.

Quel non so che di cimiteriale che c’è nella nostra cultura

Come riusciamo a immaginare forme nuove di cultura, e quindi di società, come possiamo essere “dotati di senso” per più persone, esseri umani con storie e desideri che ora non sono rappresentati, come impariamo a riconoscere il nuovo quando lo incontriamo, se siamo circondati dalla costante commemorazione del passato recente (cosa diversa dalla storia)? «Tutto […]

L’integrale

È nata una nuova rivista, si chiama «L’integrale» e parla in maniera originale e raffinata di cibo e cultura. In questo primo numero ci ho scritto un personal essay fatto di infanzia e sardenaira. Inizia così. «Italo Calvino diceva che ci sono due tipi di liguri, «quelli che restano attaccati agli scogli come le patelle […]

L’albero intricato

Su doppiozero inauguro una rubrica dove continuare, diciamo così, «live» Leggere la terra e il cielo  scrivendo di libri di scienza in quel modo un po’ sghembo, in un modo che dentro ci finisca anche altro, facendoli scontrare con altri libri, romanzi, incontri, vite. L’idea è sempre tirarli giù dal loro scaffale istituzionale e «collaudarli». […]

Benvenuti nell’epoca ballardiana

Viviamo in un’epoca compiutamente ballardiana. Tra matrimoni su Zoom e cambiamento climatico, app di tracciamento e navi da crociera in quarantena, i libri di Ballard sono i manuali di istruzioni del nostro presente. Ne scrivo su «Repubblica». Inizia così: «Benvenuti nell’epoca ballardiana. Pochi autori (e ancor meno autrici) hanno il privilegio di aver generato un […]

Leggere Sebald al tempo di internet

Com’è possibile che un autore come Sebald, così legato al Novecento e alle sue tragedie, così tradizionalista a livello personale (non possedeva né un fax né una segreteria telefonica, ed era l’unico membro della facoltà dell’Università dell’East Anglia a non avere un computer in ufficio), sia, più di ogni altro scrittore contemporaneo, l’autore da leggere per capire lo stato di confusione perenne in cui siamo immersi?

Su Esquire Italia c’è un pezzo (link nel primo commento) a cui tengo molto, non solo perché mi sono tanto divertito a scriverlo: leggere Sebald al tempo di internet. Parla del buon vecchio WGS per parlare di corsi preparo e to-do list, foto dei figli sui social e algoritmi, ma soprattutto parla della mia grande ossessione di non ricordare più nulla, mai nulla.

Giocare a Gta con Baudelaire

si parla di flânerie virtuali e di memoria mnestica segnata da un vecchio gioco per Amiga, di Baudelaire (volevo assolutamente citare il suo verso, uno dei a me più cari: «la forma di una città / cambia più veloce di un cuore») e riviste dedicate a una sola via, di Gta e Remoria di Valerio Mattioli (minimum fax), di quanto ci piace credere di fare della nostra vita un centro gentrificato, creativo, senza merda e povertà e bollette e debiti, instagrammabile post-industrial mentre siamo sempre più dentro una grande borgatosfera dell’anima e dei corpi.

La mia estate con Alexa

Sul Figlio, l’inserto del «Foglio», c’è un mio racconto di paternità e capitalismo della sorveglianza (sic), di rigurgitini e algoritmi, di Alba e Alexa. Ma soprattutto è una storia sulla fine della malinconia. (E per avere un’illustrazione di Makkox personale).