L’albero intricato

L’albero intricato

Su doppiozero inauguro una rubrica dove continuare, diciamo così, «live» Leggere la terra e il cielo  scrivendo di libri di scienza in quel modo un po’ sghembo, in un modo che dentro ci finisca anche altro, facendoli scontrare con altri libri, romanzi, incontri, vite. L’idea è sempre tirarli giù dal loro scaffale istituzionale e «collaudarli».

Inizio con il nuovo libro di David Quammen, L’albero intricato.

«A partire dal luglio 1837, Charles Darwin tenne un piccolo taccuino, che etichettò con la lettera B, dedicato «all’idea più bizzarra che gli fosse mai venuta». Era un bel taccuino, adatto a un giovane di buona famiglia quale era Darwin: 280 pagine color crema, rilegato in pelle marrone. Non era un quadernetto usa e getta, quindi, di quelli dove appuntarsi velocemente un’idea e liberarsene dopo averla trascritta, usata o dimenticata. Il taccuino B era piccolo abbastanza da essere riposto in tasca e con un fermaglio metallico per tenerlo chiuso: era quindi anche un quaderno privato, se non addirittura segreto. Era il deposito dei pensieri e delle riflessioni che si agitavano in Darwin dopo essere tornato a casa dal viaggio sul HMS Beagle, un’esplorazione per mare e per terra durata quasi cinque anni: di fatto l’unico vero grande viaggio in una vita per altro agiata e sedentaria, ma sufficiente per innescare una catena di riflessioni così destabilizzanti da essere conservate, nella loro forma larvale, al sicuro in un taccuino segreto indicato dalla lettera B.

A pagina 26 del taccuino, Darwin traccia uno schizzo a penna, un grafo irregolare in cui alcuni rami sono più lunghi di altri, generano diramazioni e braccia di diversa direzione e importanza. Era questa l’idea più bizzarra che gli fosse mai venuta. Un albero».

Continua su doppiozero.

È anche possibile ascoltarlo letto da Edoardo Camurri a Pagina 3 di Radio 3 Rai.

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