Parlare della fine del mondo con William Gibson

Parlare della fine del mondo con William Gibson

Ho avuto l’occasione di intervistare William Gibson, il padre del ciberpunk e uno dei più influenti scrittori viventi, per un lungo profilo scritto su «Rivista Studio». Adesso è leggibile anche online.

«Mentre sto scrivendo questo articolo, il razzo di una società privata, la Space X di Elon Musk, sta partendo da Cape Canaveral con un equipaggio umano per raggiungere la stazione spaziale internazionale. Per molti è l’inizio della “privatizzazione dello spazio”, la fine del monopolio delle grandi potenze statuali sui voli oltre l’atmosfera. Nello stesso momento l’uomo più ricco del pianeta, Jeff Bezos, sta diventando ancora più ricco grazie al commercio elettronico durante il lockdown per la pandemia del Covid-19 (nelle 11 settimane di blocco ha guadagnato 32 miliardi di dollari; potrebbe diventare il primo trilionario della storia): è così ricco che ha pensato bene di investire anche lui nella corsa spaziale con una sua società, la Blue Origin. Nello stesso momento le strade delle città americane sono attraversate dalle proteste per l’omicidio di George Floyd da parte della polizia. Il soffocamento di Floyd è stato ripreso da una nuvola di smartphone e telecamere di sorveglianza e il video ha fatto il giro dei social network. Nello stesso momento il presidente Donald Trump getta benzina sul fuoco delle proteste incitando governatori e polizia a rispondere a muso duro. Nello stesso momento l’Italia sta uscendo con passo malfermo da mesi di quarantena dirigendosi verso un incerto futuro fatto di crisi economica e distanziamento sociale. Tutto accade contemporaneamente, o almeno dà quest’impressione: tutto è visibile, tutto scorre davanti ai nostri occhi spalancati in un flusso senza fine di notizie, stimoli, segnali, tutto entra nel nostro sistema nervoso, altera il nostro umore, si mescola e si confonde in un segnale indistinto, come «un televisore sintonizzato su un canale morto». Sembra che il 2020 ci tenga con particolare acribia a ricordarci che viviamo in un “continuum temporale” uscito da un romanzo di William Gibson».

Continua su «Rivista Studio».

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