La narrazione del trauma al Cicap fest 2022

Siamo sempre più esposti al trauma, sia per esperienza diretta sia per la sua costante presenza nel flusso di notizie in cui ogni giorno siamo immersi. Traumi individuali e traumi collettivi, esperienze drammatiche che lasciano segni nella memoria e influenzano la nostra percezione di fatti ed eventi. Eppure, tanto più il trauma è presente nel nostro quotidiano, tanto più il modo in cui viene raccontato rischia di diventare da un lato semplicistico e riduttivo, dall’altro totalizzante, come se il presente e il futuro fossero sempre definiti dai traumi del passato. Un buon modo per interrogarsi sulla narrazione del trauma è rivolgersi ai mondi del cinema, della letteratura e dei videogiochi, come faremo con lo scrittore ed editor Francesco Guglieri e la psicologa Viola Nicolucci, in cerca di riflessioni, idee e nuove strade da esplorare.


Un dialogo con David Quammen

I visitatori del Padiglione Italia (Storia della Notte e Destino delle Comete @notteecomete con artista unico Gian Maria Tosatti e curato da Eugenio Viola) potranno fruire, a mo’ di carta di sala, di un approfondimento editoriale multimediale, tra cui un mio dialogo con David Quammen su pandemia, immaginazione, Antropocene, reti, connessioni, visibilità.

Durante i primi mesi del 2020, nei giorni della pandemia causata dal Covid-19, alcuni commentatori definirono il virus, e le sue conseguenze, come il classico «cigno nero»: un evento raro e imprevedibile secondo l’espressione resa celebre da Nassim Nicholas Taleb. Ma molti studiosi, a cominciare da Taleb stesso, rifiutarono questo accostamento. Per la comunità scientifica l’idea di una pandemia globale dovuta a un virus di origine animale non era un’eventualità, era una certezza. Come scriveva David Quammen in Spillover (Adelphi) già nel 2012, la domanda su una pandemia globale non era se sarebbe avvenuta, ma quando. «Sì, è vero. Sapevamo che sarebbe accaduto, mi dice Quammen quando lo incontro. C’erano le previsioni degli scienziati, c’era un’intera comunità scientifica che da anni, se non decenni, andava dicendo che sarebbe arrivata una nuova pandemia, che sarebbe stata causata da un virus, che quasi sicuramente sarebbe stato un nuovo virus proveniente da un animale selvatico. E che sarebbe potuto benissimo essere un virus dell’influenza o un coronavirus. Gli scienziati lo dicevano nelle loro pubblicazioni, io lo dicevo nel mio Spillover raccogliendo i loro pareri, e altri ancora stavano diffondendo questo avvertimento. È impossibile credere che i leader mondiali e i funzionari della sanità pubblica non fossero a conoscenza di questi avvertimenti. Dovevano essere consapevoli. Anche quando al comando c’era un leader ignorante come Donald Trump, era comunque circondato da persone che gli dicevano che tutto ciò sarebbe potuto succedere».

Continua.

Editoria e content

Editoria e content. Pensare i libri nell’età delle piattaforme, del capitalismo della sorveglianza, del mal d’archivio, dell’overloading, del contenuto trionfante. O del perché ogni volta che sento ancora citare Schiffrin o l’editoria senza editori temo che i tuoi riferimenti siano fermi agli anni Novanta.

Sul «Libraio» un estratto dell’introduzione a Biblioteca di Treccani Libri.

Batman o del perché amiamo un fascista?

  • Nei suoi ottantatre anni di vita, Batman ha attraversato la cultura popolare diventando una delle icone più dense e stratificate di sempre: l’ultimo film a lui dedicato, The Batman, può essere una perfetta via d’accesso per interrogarne l’essenza.
  • Batman è fragile, traumatizzato, incapace di una vita sociale e integrata, incapace di sopravvivere alla morte dei genitori, incapace di stare alla luce del sole: incapace di vivere senza maschera
  • Batman ci mette ogni volta di fronte a un enigma: perché amiamo un fascista? Come possiamo arrivare a parteggiare per lui, a fare il tifo per lui? Capire perché cadiamo in questo incantamento davanti a un fumetto o un film, ci può rendere un po’ più disincantanti, meno permeabili alla stessa fascinazione nel mondo reale (l’unico che conti davvero).

Ne scrivo su «Domani».