In cucina con Kafka

In cucina con Kafka

Il mio primo avatar sui social è stato un disegno di Tom Gauld. Una di quelle sue piccole, geniali invenzioni grafiche di cui le sue tavole sono piene. Era una specie di Ufo formato da una manina verde che reggeva un libro. Non solo era simpatico e, come si dice, «iconico» (due qualità essenziali per un avatar), ma mi sembrava anche che fosse un giusto tributo a quello che ho sempre reputato un extraterrestre del disegno: le sue strisce che apparivano (e appaiono) sulle pagine culturali del Guardian e di altri giornali, o le copertine del New Yorker che ha disegnato, possiedono sempre quella sua inconfondibile ironia sottile eppure affilata, quel gusto per la parodia e la satira dei cliché e delle abitudini editoriali, un talento per la variazione ricombinatoria che l’avrebbe fatto amare da Eco o Fruttero & Lucentini.
Nel corso degli anni ho condiviso le sue vignette innumerevoli volte, e come me centinaia di migliaia di persone nel mondo.
Potete immaginare quindi la gioia con cui ho accettato l’invito di Mondadori a scrivere la prefazione all’edizione italiana di In cucina con Kafka, il libro di Gauld premiato quest’anno agli Eisner Award (gli Oscar del fumetto).

Qui di seguito un estratto della mia introduzione.

L’introduzione che ha sconvolto il mondo editoriale: quello che c’è scritto è incredibile

No, non è vero, mi dispiace: questa introduzione non sconvolgerà nessuno (tranne, forse, una manciata di amici che non mi rivolgerà più la parola). Ma del resto non è neanche vero che con questo libro imparerete a cucinare insieme a Franz Kafka. Certo, adesso che mi ci fate pensare, il nonno di Kafka era un macellaio per cui, ecco, sì, magari si potrebbe fare un bel libro illustrato con le cento migliori ricette kōshēr tratte dalla Metamorfosi… Fermi tutti: la verità è che chi lavora con i libri tende, per deformazione professionale (o esaurimento nervoso: parlo per esperienza), alla fantasia combinatoria e controfattuale (“E se facessimo combattere i personaggi di Orgoglio e pregiudizio contro un’invasione zombie?” È già stato fatto, arrivate tardi), alla parodia, a quel tipo di immaginazione borgesiana che, dato un modello di partenza, prova a esaurirne tutte le possibili varianti – anche, e soprattutto, le più grottesche e ridicole. Per cui un libro di ricette kafkiane un giorno o l’altro vedrà la luce… se non esiste già.

Due (anzi tre) maestri italiani di questa arte sono stati, per dire, Umberto Eco e Fruttero & Lucentini, non a caso scrittori e intellettuali che per una parte piccola o grande della loro vita hanno lavorato in una casa editrice. In quello splendido “Manuale involontario di scrittura con esercizi svolti” (come recita il sottotitolo) che è I ferri del mestiere, F&L proponevano, al pari dell’ora di dettato, “l’ora di parodia obbligatoria” a scuola; mentre Eco, gran maestro degli infiniti codici semiotici che attraversano la cultura, quei codici si divertiva a ribaltarli, strizzarli, aggrovigliarli in decine di testi e riscritture (in Nonita, ad esempio, immagina l’incipit di Lolita scritto da un impenitente amante “di quelle che tu, amico lettore, chiameresti con svagato torpore le vecchie”): del resto non si può pensare un traduttore migliore di Eco per quel capolavoro dell’ars combinatoria che sono gli Esercizi di stile di Queneau.

L’umile saggezza di questo ragazzo scozzese vi farà ricredere di tutto!

Ecco, In cucina con Kafka sarebbe piaciuto tantissimo a Eco o Fruttero & Lucentini. Tom Gauld possiede la loro stessa intelligenza ironica e gentile, lo stesso gusto per lo slittamento improvviso (di senso, di genere, di stile), la stessa rapidità elettrica che mette insieme teoria letteraria e fantascienza, cliché editoriali e ossessioni autoriali, classici e clickbait (l’abitudine di molti siti, giornali online – e introduzioni di libri – a inventarsi titoli “acchiappa click”, spesso fuorvianti), sacro e profano, capra e cavoli. Kafka e le torte.

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