Vita e morte della recensione

Vita e morte della recensione

A cosa servono le recensioni? Una lettera d’amore.

Qualche settimana fa ho avuto la fortuna di vedere al cinema The 50 Years Argument. Dico fortuna perché non ha una distribuzione italiana  e probabilmente non ce l’avrà mai, anche se il regista è Martin Scorsese. Ma è un documentario, il mercato signoria mia, e quindi l’unico modo per vederlo sul grande schermo è intercettarlo in qualche rassegna o festival. Ed è un peccato perché è davvero un gran film, di quelli che quando esci dal cinema non solo hai imparato qualcosa e vedi il mondo in una luce nuova, ma sei anche tutto carico di energie positive e alla seconda birra con gli amici hai voglia di fondare una rivista (è andata davvero così). Almeno fino al mattino successivo quando sulla questione cala un imbarazzato silenzio e tentate di non incrociare gli sguardi.

The 50 Years Argument è la storia della New York Review of Books, delle persone che l’hanno animata, delle battaglie per cui si è schierata, di quello che rappresenta nella storia intellettuale della seconda metà del secolo americano (un grosso pezzo). Ma è anche un dispaccio dall’epoca delle riviste, un piccolo trattato su come partecipare alla discussione pubblica e alla circolazione delle idee, un atlante sentimentale dei tempi in cui ciò che scrivevi – e dove scrivevi – contava qualcosa, o almeno ci piace immaginarcelo così (e questo è parte del problema).

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