Contro la vostra realtà

AOC che gioca a Among Us su Twitch (quanto di questa frase vi è comprensibile?) è l’ultimo dei segnali – e di certo non il più grosso – sul perché non possiamo sottovalutare i videogame (per chi l’ha fatto). Ne scrivo su Domani.Per farlo ho usato qualche libro: da Angela Nagle (Luiss University Press) e i suoi troll, gamergate e compagnia, a una dimensione più intima e quasi emancipatoria come l’appena uscito libro di Lorenzo Fantoni pubblicato da effequ.

C’è tutto un discorso da fare su come le memorie dell’infanzia e della giovinezza possano avere la capacità di riattivare un senso nel presente; di come oggetti e fenomeni culturali abbiano accumulato al loro interno una sensibilità, un “mondo della vita” che va ben al di là della “retromania” e del suo sfruttamento commerciale. Intanto getto qualche semino. Insomma Benjamin + Super Mario.

Pubblicato su «Domani» cartaceo e online qui.

L’integrale

È nata una nuova rivista, si chiama «L’integrale» e parla in maniera originale e raffinata di cibo e cultura.

In questo primo numero ci ho scritto un personal essay fatto di infanzia e sardenaira. Inizia così.

«Italo Calvino diceva che ci sono due tipi di liguri, «quelli che restano attaccati agli scogli come le patelle e quelli che invece partono e vanno a girare per il mondo». Non posso dire di aver girato il mondo, d’accordo, però dalla Liguria, io, me n’ero andato. Ero partito da Sanremo per i soliti motivi per cui ce ne andiamo da casa, quando i motivi non sono tragici: per studiare o per lavorare, per amore o per ridere. E alla fine, dopo più di vent’anni, ero comunque un po’ fiero (poco e senza darlo a vedere, siamo sempre liguri) di non dirmi una patella, di potermi pensare diverso da un mollusco attraccato a uno scoglio così a lungo e fissamente da confondersi col minerale. Insomma, anche se poi ero arrivato solo fino a Torino, mica avevo scoperto l’America come quell’altro ligure, ecco, mi piaceva immaginarmi un po’ come Colombo, come un irrequieto viaggiatore, un navigatore nei marosi della vita. Comunque non come una patella, accidenti. 

Poi arriva la pandemia».

Dipartimento di teorie folgoranti

La cosa più pazza che abbia mai scritto è arrivata in libreria: un’iper-introduzione, 25430* prefazioni potenziali e alternative, un librogame (o forse un raro “saggiogame”?) in forma di apparato, insomma l’introduzione al folgorante nuovo libro del geniale Tom Gauld: Dipartimento di teorie folgoranti. Se poi a tradurlo è quel genio folgorante di Tegamini, il pranzo è servito, il delitto è perfetto, il dado è tratto. E se va bene a Gibson e Gaiman, buona camicia a tutti.

Devo ringraziare Oscar Mondadori per l’opportunità e le ore passate da ragazzino con Lupo Solitario per averlo scritto.

* numero tirato completamente a caso.

Inizia «Domani»

È nato un nuovo giornale, si chiama «Domani» e ci scriverò anch’io. Inizio con questo pezzo.

Come si racconta una vita in tempi di emergenza e di bombardamento informativo? E come si racconta una generazione? Ne scrivo seguendo il filo di tre libri: Zadie Smith, Trevi, ma soprattutto Claudio Giunta su Tommaso Labranca. È anche un modo per iniziare a fare i conti, per me, con una figura centrale come T.La. E mi chiedo anche cosa avrebbe risposto Labranca a Serra e alle polemiche delle settimane scorse…

Parlare della fine del mondo con William Gibson

Ho avuto l’occasione di intervistare William Gibson, il padre del ciberpunk e uno dei più influenti scrittori viventi, per un lungo profilo scritto su «Rivista Studio». Adesso è leggibile anche online.

«Mentre sto scrivendo questo articolo, il razzo di una società privata, la Space X di Elon Musk, sta partendo da Cape Canaveral con un equipaggio umano per raggiungere la stazione spaziale internazionale. Per molti è l’inizio della “privatizzazione dello spazio”, la fine del monopolio delle grandi potenze statuali sui voli oltre l’atmosfera. Nello stesso momento l’uomo più ricco del pianeta, Jeff Bezos, sta diventando ancora più ricco grazie al commercio elettronico durante il lockdown per la pandemia del Covid-19 (nelle 11 settimane di blocco ha guadagnato 32 miliardi di dollari; potrebbe diventare il primo trilionario della storia): è così ricco che ha pensato bene di investire anche lui nella corsa spaziale con una sua società, la Blue Origin. Nello stesso momento le strade delle città americane sono attraversate dalle proteste per l’omicidio di George Floyd da parte della polizia. Il soffocamento di Floyd è stato ripreso da una nuvola di smartphone e telecamere di sorveglianza e il video ha fatto il giro dei social network. Nello stesso momento il presidente Donald Trump getta benzina sul fuoco delle proteste incitando governatori e polizia a rispondere a muso duro. Nello stesso momento l’Italia sta uscendo con passo malfermo da mesi di quarantena dirigendosi verso un incerto futuro fatto di crisi economica e distanziamento sociale. Tutto accade contemporaneamente, o almeno dà quest’impressione: tutto è visibile, tutto scorre davanti ai nostri occhi spalancati in un flusso senza fine di notizie, stimoli, segnali, tutto entra nel nostro sistema nervoso, altera il nostro umore, si mescola e si confonde in un segnale indistinto, come «un televisore sintonizzato su un canale morto». Sembra che il 2020 ci tenga con particolare acribia a ricordarci che viviamo in un “continuum temporale” uscito da un romanzo di William Gibson».

Continua su «Rivista Studio».

In roulotte con Goethe

«Chissà per quanto tempo ancora i libri di viaggio saranno l’inevitabile metadone per l’astinenza da viaggio reale imposta dalla paura del contagio. Leggeremo le guide di viaggio come romanzi? Le Routard, con il loro sapore un po’ fricchettone, sostituiranno il Jack Kerouac di Sulla strada? Le Lonely Planet verranno candidate allo Strega e le Guide Rosse del Touring saranno i nostri Meridiani? Chissà. Eppure se c’è stato un desiderio che ha mosso i viaggiatori di ogni tempo è proprio quello del contagio. Certo, un contagio di tutt’altro tipo e assolutamente benefico: quello delle idee, delle immagini, dei paesaggi e delle usanze di luoghi lontani. Quello che spalanca gli orizzonti, non quello che li serra tra le pareti del lockdown. E c’è stato un tempo, un tempo tutt’altro che breve, in cui l’Italia era – anche qui – il focolaio d’Europa di questo benefico contagio».

Continua su «IL» del «Sole 24 Ore».

L’albero intricato

Su doppiozero inauguro una rubrica dove continuare, diciamo così, «live» Leggere la terra e il cielo  scrivendo di libri di scienza in quel modo un po’ sghembo, in un modo che dentro ci finisca anche altro, facendoli scontrare con altri libri, romanzi, incontri, vite. L’idea è sempre tirarli giù dal loro scaffale istituzionale e «collaudarli».

Inizio con il nuovo libro di David Quammen, L’albero intricato.

«A partire dal luglio 1837, Charles Darwin tenne un piccolo taccuino, che etichettò con la lettera B, dedicato «all’idea più bizzarra che gli fosse mai venuta». Era un bel taccuino, adatto a un giovane di buona famiglia quale era Darwin: 280 pagine color crema, rilegato in pelle marrone. Non era un quadernetto usa e getta, quindi, di quelli dove appuntarsi velocemente un’idea e liberarsene dopo averla trascritta, usata o dimenticata. Il taccuino B era piccolo abbastanza da essere riposto in tasca e con un fermaglio metallico per tenerlo chiuso: era quindi anche un quaderno privato, se non addirittura segreto. Era il deposito dei pensieri e delle riflessioni che si agitavano in Darwin dopo essere tornato a casa dal viaggio sul HMS Beagle, un’esplorazione per mare e per terra durata quasi cinque anni: di fatto l’unico vero grande viaggio in una vita per altro agiata e sedentaria, ma sufficiente per innescare una catena di riflessioni così destabilizzanti da essere conservate, nella loro forma larvale, al sicuro in un taccuino segreto indicato dalla lettera B.

A pagina 26 del taccuino, Darwin traccia uno schizzo a penna, un grafo irregolare in cui alcuni rami sono più lunghi di altri, generano diramazioni e braccia di diversa direzione e importanza. Era questa l’idea più bizzarra che gli fosse mai venuta. Un albero».

Continua su doppiozero.

È anche possibile ascoltarlo letto da Edoardo Camurri a Pagina 3 di Radio 3 Rai.