Recensire Michiko Kakutani

Recensire Michiko Kakutani

Quante volte ho messo un blurb di Michiko Kakutani in una quarta di copertina? Un blurb è uno “strillo” – una o due righe, solitamente l’estratto di una recensione – che un editor mette sulla quarta di copertina di un libro tradotto. Poiché lo spazio in una quarta è poco, ogni parola, ogni informazione passata o sottintesa (a cominciare dalla fonte: se di un libro l’editore ha trovato solo blurb da Kirkus o Publishers Weekly, beh, stateci alla larga), ogni scelta deve avere un valore. Così ci si limita a segnalare il giornale o il sito da cui la frase è tratta – difficile, si pensa, che il lettore italiano abbia una tale confidenza con il dibattito culturale straniero da conoscere questo o quest’altro critico, il tale giornalista o lo specifico redattore. Le uniche eccezioni sono, almeno per me, quando la frase è di uno scrittore e quando è di Michiko Kakutani.

Le recensioni di Kakutani le mettevo firmate non solo perché è l’unico nome conosciuto, o almeno orecchiato, anche in Italia – quantomeno al lettore interessato a un Supercorallo Einaudi – ma anche perché un suo giudizio positivo (consiglio numero uno all’aspirante scrittore di quarte: evita di metterci delle stroncature, e se proprio vuoi épater les bourgeois ci sono posti più consoni di una copertina), un suo giudizio positivo, dicevo, ecco, è raro. «Michi Kakutani adorerà il tuo libro, e si sa, lei odia tutto»: lo dice anche l’editor dello scrittore più sgangherato della tv, il Noah Solloway di The Affair; e, dato che è un grullo, Noah ci crede. Forse è qui che inizieranno i suoi guai, non dall’andare dietro a cameriere sgallettate di provincia, ma dal credere alle lusinghe di un editoriale.

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