Il turista della delusione

Il turista della delusione

«Après quelques tours du monde, seule la banalité m’intéresse encore»: all’inizio di Sans soleil, il “film-saggio” di Chris Marker del 1982, l’anonima voce narrante legge queste parole da una lettera che l’amante cineoperatore, protagonista assente del film, le invia durante uno dei suoi viaggi. Il film è tutto così: la donna invisibile legge e commenta queste lettere – o era solo una, molto lunga? – mentre sullo schermo passano immagini del Giappone, Islanda, San Francisco, girate da Marker nel corso degli anni o tratte (citate) da film di altri registi. All’epoca, quando vidi Sans soleil la prima volta, quella frase («Dopo qualche giro del mondo, solo la banalità mi interessa ancora») mi colpì a tal punto che vinsi la mia abituale pigrizia e la ricopiai su di un quaderno. Per molto tempo quelle parole hanno continuato a tornarmi in mente, tormentandomi come un appello, un ordine a cui rispondere, una vocazione o almeno un programma a cui restare fedele.

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