Il sublime da tasca

Il sublime da tasca

Borges una volta scrisse che era solito mettere i libri di metafisica sullo stesso scaffale della letteratura fantastica. Io metto quelli di fisica accanto a quelli di fantascienza. Non perché ne contesti il fondamento scientifico (tutt’altro: lo statuto di verità che possiedono è parte dell’irresistibile fascino che esercitano), ma perché simile è l’effetto che producono in me. Credo sia un’esperienza condivisa, se non da tutti i lettori, di certo da quelli privi di un dottorato in fisica delle particelle: a un certo punto, a una certa pagina, si smette di capire, si rinuncia a comprendere, e ci si lascia trascinare dalla risacca delle onde gravitazionali, con l’immaginazione che rotola lisergica dai campi del Tennessee direttamente ai bastioni di Orione.

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