Come Shirley Hazzard può cambiarti la vita

Come Shirley Hazzard può cambiarti la vita

Non scrivo mai dei libri pubblicati dalla casa editrice per cui lavoro. Ancora meno parlo di quelli di cui mi sono occupato direttamente. Se faccio un’eccezione questa volta è perché lunedì 12 dicembre è morta Shirley Hazzard, l’autrice de Il transito di Venere, uno dei libri da me più amati e più ammirati, e in assoluto uno dei più belli su cui mi sia capitato di lavorare.

Sono passati otto anni, ma ricordo bene l’emozione, il coinvolgimento, lo stomaco che si chiude mentre rivedo la, peraltro ottima, traduzione di Daniela Guglielmino. Il tipo di lettura che si applica mentre si rivede una traduzione o si edita un manoscritto è molto diversa da quella, tra molte virgolette, “normale”: è più lenta, più consapevole, più concentrata su elementi che precedono la formazione del senso e dei significati, si ferma sulle singole parole, sulle scelte lessicali, si interroga sulle architetture sintattiche e così via. Insomma, quello che voglio dire, è che è molto difficile che l’emozione superi tutti questi filtri e ci si ritrovi a lavorare con gli occhi lucidi. Può succedere quando un testo lo si legge prima (per acquisirlo) o dopo, non durante. A me è capitato con pochissimi libri, Patrimonio di Roth, Il museo dell’innocenza di Pamuk. E Il transito di Venere di Shirley Hazzard.

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