Il solo realismo possibile è la distopia

Il solo realismo possibile è la distopia

La mia letterina al 2018 uscita su «IL» del «Sole 24 Ore». Si parla di fantascienza, di futuro e di come immaginarlo, di quali guide scegliere per uscire dalle secche di un presente fatto di false alternative di pensare l’impensabile, e di scegliere chi amare in tempi d’emergenza.

Il 2018 si annuncia così appetitoso che viene voglia di dire: «A questo giro salto, grazie». E passare direttamente a quello dopo. Peccato però che gli oroscopi e le previsioni per il 2019 siano molto simili a quelli del 2018: tra due anni ci saranno (di nuovo) le elezioni politiche in Italia e la campagna elettorale resterà aperta 24/7 come i supermercati in periferia; la nazionale sarà (ancora) fuori dai giri che contano; ci sarà (comunque) un insonne che invece di mandare imbarazzanti sms alle ex lancia imbarazzanti tweet dalla Casa Bianca al mondo intero; la sinistra sarà (sempre) così frammentata e divisa che il nuovo congresso si terrà direttamente al Cern di Ginevra. E tutto questo a voler essere ottimisti.

«Il futuro non è più quello di una volta», scriveva il poeta Mark Strand. O forse sì, il futuro è proprio quello di una volta, nel senso che è lo stesso, letteralmente, è l’eterno ritorno dell’usato garantito, insomma: il futuro è passato.

Continua su «IL» del «Sole 24 Ore».

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