Epica di Cousteau, inventore del mare

Epica di Cousteau, inventore del mare

Qualche settimana fa, rovistando nella cantina della casa in cui sono cresciuto, al mare, ritrovo una cosa che avevo dimenticato da tempo: Pianeta mare – Enciclopedia di scienza e avventura di Jacques Cousteau, dodici volumi dedicati al «pianeta azzurro», pubblicata in dispense all’inizio degli anni Ottanta dalla Fabbri. Tutte le settimane – per quanto tempo? Probabilmente anni – io e mio fratello andavamo in edicola a comprarne i fascicoli: allegato a ogni numero c’era una diapositiva. Ricordo le tapparelle del salotto abbassate e sul muro dietro il divano di velluto beige apparivano degli scogli groenlandesi ricoperti da centinaia di trichechi, click, e poi la coda di un capodoglio che spunta tra le onde dell’Atlantico, click, e poi la barriera corallina del Pacifico meridionale, click, e poi ecco lui, berretto rosso di lana e giacca a vento azzurra, il viso affilato, gli occhiali dalla montatura sottile: le Commandant Jacques-Yves Cousteau.

Albert Falco si tuffa in acqua appena siamo di ritorno a Assumption. A bordo, anche se rinfrancati da qualche giorno di riposo, non possiamo fare a meno di essere ansiosi. Osserviamo le bolle d’aria espirate dal nostro amico che vengono a frantumarsi in superficie. Le seguiamo con lo sguardo quasi potessero permetterci di essere un po’ con lui là sotto. Poi le bolle si fanno più grosse e sappiamo che Falco sta per tornare su. Infatti dopo pochi minuti riemerge accanto alla Calypso. E subito, toltosi il boccaglio dalle labbra, grida: «È vivo! È vivo! Jojo è vivo!».

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